di Napoli, vicino al seggio di Nilo. Questa casa che vedete cqua formata, per questa notte servirrà
per certi barri, furbi e marioli, — guardatevi, pur voi, che non vi faccian vedovi di qualche cosa che
portate adosso: — cqua costoro stenderranno le sue rete, e zara a chi tocca. Da questa parte, si va
alla stanza del Candelaio, id est m[esser] Bonifacio, e Carubina moglie, ed [a] quella di m[esser]
Bartolomeo; da quest’altra, si va a quella della s[ignora] Vittoria, e di Gio. Bernardo pittore e
Scaramuré che fa del necromanto; per questi contorni, non so per qual’occasioni, molto spesso si va
rimenando un sollennissimo pedante, detto Manfurio. Io mi assicuro che le vedrete tutti: e la
ruffiana Lucia per le molte facende bisogna che non poche volte vada e vegna; vedrete Pollula col
suo Magister per il più, — quest’è un scolare da inchiostro nero e bianco; — vedrete il paggio di
Bonifacio, Ascanio, — un servitore da sole e da candela. Mochione, garzone di Bartolomeo, non è
caldo né freddo, non odora né puzza; in Sanguino, Batta, Marca e Corcovizzo contemplarrete, in
parte, la destrezza della mariolesca disciplina; conoscerrete la forma dell’alchimici barrarie in
Cencio; e per un passatempo vi si farrà presente Consalvo speciale, Marta, moglie di Bartolomeo,
ed il facetissimo signor Ottaviano. Considerate chi va chi viene, che si fa che si dice, come s’intende
come si può intendere: ché certo, contemplando quest’azioni e discorsi umani col senso d’Eraclito o
di Democrito, arrete occasion di molto o ridere o piangere.
Eccovi avanti gli occhii ociosi principii, debili orditure, vani pensieri, frivole speranze,
scoppiamenti di petto, scoverture di corde, falsi presupposti, alienazion di mente, poetici furori,
offuscamento di sensi, turbazion di fantasia, smarrito peregrinaggio d’intelletto, fede sfrenate, cure
insensate, studi incerti, somenze intempestive e gloriosi frutti di pazzia.
Vedrete in un amante suspir, lacrime, sbadacchiamenti, tremori, sogni, rizzamenti, e un cuor rostito
nel fuoco d’amore; pensamenti, astrazioni, colere, maninconie, invidie, querele, e men sperar quel
che più si desia. Qui trovarrete a l’animo ceppi, legami, catene, cattività, priggioni, eterne ancor
pene, martiri e morte; alla ristretta del core, strali, dardi, saette, fuochi, fiamme, ardori, gelosie,
suspetti, dispetti, ritrosie, rabbie ed oblii, piaghe, ferite, omei, folli, tenaglie, incudini e martelli;
l’archiero faretrato, cieco e ignudo; l’oggetto poi del core, un cuor mio, mio bene, mia vita, mia
dolce piaga e morte, dio, nume, poggio, riposo, speranza, fontana, spirto, tramontana stella, ed un
bel sol ch’a l’alma mai tramonta; ed a l’incontro ancora, crudo cuore, salda colonna, dura pietra,
petto di diamante, e cruda man ch’ha chiavi del mio cuore, e mia nemica, e mia dolce guerriera,
versaglio sol di tutti miei pensieri, e bei son gli amor miei non quei d’altrui. Vedrete in una di
queste femine sguardi celesti, suspiri infocati, acquosi pensamenti, terrestri desiri e aerei fottimenti:
— co riverenza de le caste orecchie — è una che sel prende con pezza bianca e netta di bucata. La
vedrete assalita da un amante armato di voglia che scalda, desir che cuoce, carità ch’accende, amor
ch’infiamma, brama ch’avvampa, e avidità ch’al cielo mica e sfavilla. Vedrete ancora, — a fin che
non temiate diluvio universale, — l’arco d’amore, il quale è simile a l’arco del sole, che non è visto
da chi vi sta sotto, ma da chi n’è di fuori: perché de gli amanti l’uno vede la pazzia dell’altro e
nisciun vede la sua. Vedrete un’altra di queste femine, priora delle repentite per l’ommissione di
peccati che non fece a tempo ch’era verde, adesso dolente come l’asino che porta il vino; ma che?
un’angela, un’ambasciadora, secretaria, consigliera, referendaria, novellera, venditrice, tessitrice,
fattrice negociante e guida: mercantessa di cuori e ragattiera che le compra e vende a peso, misura e
conto, quella ch’intrica e strica, fa lieto e gramo, inpiaga e sana, sconforta e riconforta, quando ti
porta o buona nova o ria, quando porta de polli magri o grassi: advocata, intercessora, mantello,
rimedio, speranza, mediatrice, via e porta, quella che volta l’arco di Cupido, conduttrice del stral del
dio d’amore, nodo che lega, vischio ch’attacca, chiodo ch’accoppia, orizonte che gionge gli
emisferi. Il che tutto viene a effettuare mediantibus finte bazzane, grosse panzanate suspiri a posta,
lacrime a comandamento, pianti a piggione, singulti che si muoiono di freddo, berte masculine, baie
illuminate, lusinghe affamate, scuse volpine, accuse lupine, e giuramenti che muion di fame, lodar
presenti, biasmar assenti, servir tutti, amar nisciuno: t’aguza l’apetito e poi digiuni.
Vedrete ancor la prosopopeia e maestà d’un omo masculini generis: un che vi porta certi suavioli da
far sdegnar un stomaco di porco o di gallina, un instaurator di quel Lazio antiquo, un emulator
demostenico, un che ti suscita Tullio dal più profondo e tenebroso centro, concinitor di gesti de gli
eroi. Eccovi presente un’acutezza da far lacrimar gli occhi, gricciar i capelli, stuppefar i denti, petar,
rizzar, tussir e starnutare; eccovi un di compositor di libri bene meriti di republica, postillatori,
glosatori, construttori, metodici, additori, scoliatori, traduttori, interpreti, compendiarii, dialetticarii