empiendosi le tasche e le fasce di munizioni, come se dovessero recarsi ad una partita di caccia,
piuttosto che ad una festa, essendo per istinto non meno diffidenti del loro padrone.
Quando Yanez udì squillare nell'ampio cortile i baunk, che sono specie di trombette dal suono
acutissimo, e rumoreggiare i grossi tamburi, lasciò l'appartamento preceduto dal chitmudgar, che si
pavoneggiava in un ampio dootèe di seta gialla e seguìto dai suoi malesi.
La sala degli elefanti si trovava a pianterreno e s'apriva su uno dei quattro angoli del cortile. Era più
vasta e più splendida di quella che il rajah usava pei ricevimenti, con magnifiche colonne ricche di
scolture e di dorature, e anche quella non mancava d'un trono.
Era un immenso seggiolone sorretto, come quello del Gran Mogollo, da sei piedi d'oro massiccio, che
si dipartivano da una foglia di palma di dimensioni enormi, di legno intagliato. Sopra la spalliera un
pavone tutto di bronzo dorato, allargava la sua coda variopinta, che teneva incastrati diamanti, zaffiri
e rubini d'un effetto splendido.
Il rajah vi si era già assiso, circondato dai suoi ministri e dai suoi favoriti e riceveva gli omaggi dei
pezzi grossi della capitale, offrendo a tutti bicchieri di liquori.
In un angolo dell'immensa sala, su una piattaforma, coperta da un bellissimo tappeto di Persia, una
trentina di suonatori soffiavano disperatamente dentro quelle lunghe trombe di rame chiamate
ramsinga, o dentro le surnae che rassomigliano alle nostre chiarine, mentre altri pizzicavano le corde
di seta delle sitar, che sono le chitarre indiane, o quelle dell'omerti, quello strano istrumento formato
con una mezza noce di cocco, coperta per un terzo d'una pelle finissima, o quelle dei sarindàh.
Fra le otto colonne che reggevano la volta della sala, una cinquantina di can-ceni, ossia di danzatrici,
tutte bellissime e sfarzosamente vestite, coi petti chiusi entro corazze di metallo dorato, coi lunghi
capelli sciolti, che avevano alle estremità dei mazzolini di fiori, eseguivano la danza della ram-genye,
la più graziosa di tutti i ballabili indiani.
All'estremità della sala invece altrettanti balok, ossia giovani ballerini, col corpo semi-nudo, dipinto in
più luoghi e colle teste ornate di fiori e di nastri, danzavano la ram-genye, eseguendo dei passi
difficilissimi, assai ammirati dai numerosissimi spettatori che erano accorsi all'invito del rajah.
Yanez dopo d'aver dato un rapido sguardo a tutti quegli invitati, attraversò la sala sempre seguìto dai
suoi malesi e andò a salutare il principe, il quale, in contraccambio, gli offrì una tazza di arak
birmano, porgendogliela di propria mano.
Il principe sembrava molto di buon umore, forse anche perché era ormai molto alticcio; però aveva
negli sguardi un certo lampo falso che non sfuggì al portoghese, che era un osservatore profondo. Non
vedendo però fra i ministri il greco, si rassicurò alquanto e dopo aver vuotata la tazza, andò a sedersi
su uno dei divani, che giravano tutto intorno alla sala.
Le danze si seguivano alle danze, ora accompagnate dal bin, dal sitar e da altri istrumenti a corda,
come usano gli indiani ed ora dal tobla, dall'hula e dal sarindàh, come usano invece i mussulmani
dell'India centrale e settentrionale.
Le can-ceni ed i balok facevano meraviglie, dando prova d'una resistenza incredibile.
Di quando in quando una turba di servi, splendidamente vestiti, che reggevano degli immensi vassoi
d'argento o d'oro, irrompevano nella sala, offrendo agli invitati pasticcini, gelati, bibite di varie specie,
o delle pipe già cariche di eccellente tabacco, o scatole piene di betel.
Già la danza durava da un paio d'ore quando, con sorpresa di tutti, si vide regnare una improvvisa
agitazione sulla piattaforma del trono.
I ministri che fino allora erano sempre stati seduti presso il trono, bevendo e fumando, si erano alzati
discorrendo animatamente fra di loro e gesticolando, mentre il rajah era balzato giù dal trono, facendo
dei gesti che parevano di collera.
Ufficiali salivano e scendevano dalla piattaforma, come per ricevere e dare ordini.
- Che cosa può essere successo? - si chiese Yanez a cui non era sfuggito quel tramestìo. - Che sia
scoppiata qualche rivoluzione in qualche parte del regno? -
Si era appena fatta quella domanda quando vide il rajah lasciare la piattaforma e scomparire dietro
una tenda, subito seguìto da uno dei suoi ministri. Quasi nel medesimo tempo un ufficiale della
guardia si diresse verso il divano ch'egli occupava.
Yanez vedendolo accostarsi, provò una stretta al cuore. Gli era balenato subito il sospetto che
Sandokan avesse tentato qualcuno dei suoi audaci colpi di testa e che gli fosse toccata qualche
disgrazia.