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- Hai ribrezzo di tua sorella, e sei stanca di doverle prestar le tue cure.... Tutto ciò, io l'ho
capito, l'ho visto ne' tuoi sguardi, non soltanto questa notte, ma da tempo, dal giorno in cui ti è
venuto il dubbio ch'io fossi tisica, tisica, tisica!...
Nello sforzo di lanciare le terribili parole, s'era spinta innanzi col busto, protendendo il collo
scarno; e coi capelli sciolti per le spalle, arruffati sugli occhi, sembrava una magra femmina
selvaggia che gettasse un grido lugubre nella notte; di sotto gli archi sopraccigliari saettava una
corrente d'odio.
- Ascolta, Roberta...., - disse Emilia, sgominata dalla subitanea trasformazione della
giovanotta in una energia fisica, urlante di rivolta e di dolore.
- No, tutto questo mi fa peggio di qualunque malattia, - seguitò Roberta senza curare
l'interruzione. - Sei venuta a rassicurarmi, dici, e resti lì, inchiodata sulla sedia, studiando di non
avvicinarti.... Se ti chiedessi di stringermi forte fra le braccia, di mettere le tue labbra sulle mie,
rifiuteresti inorridita.... Sei la mia condanna, tu che mi vuoi bene...! Ah sì, i medici mi confortano,
mi dànno a sperare, ma io vedo che le loro parole sono false, perchè tu me lo fai capire ad ogni
istante, me lo dici ogni giorno, ch'io sono ammalata per sempre.... E non hai compreso, Emilia, non
hai compreso che io non voglio morire? che ho il terrore della morte, che non posso dormire per
quell'idea? Voglio vivere, vivere, vivere, come te, come gli altri, perchè sono giovane, perchè ne ho
il diritto, perchè....
E senza compiere la frase, spalancando, le braccia nell'aria disperatamente, mandò tale un
grido di rabbia e di desiderio, che Emilia balzò in piedi quasi una scudisciata le avesse lacerata le
carni.... Corse a Roberta, la strinse pazzamente al seno, appoggiandone la testa sulla propria spalla.
- Roberta, - mormorò quasi con febbre, - Roberta, non è vero che sei malata e ch'io ho
ribrezzo di te! Come hai potuto supporre?... Vuoi le mie labbra, vuoi che ti stringa così? Senti che ti
bacio? Senti che ti chiedo perdono, se ti ho dato, motivo a dubitare di me? Dormirò con te questa
notte, dormirò ogni notte con te, purchè tu mi creda...! Aspetta....
Con la mano che non sosteneva il corpo di Roberta, Emilia slacciò i cordoni
dell'accappatoio e adagiò la fanciulla per coricarsi a fianco di lei; ma Roberta era pallida e anelante,
e la donna tacque a un tratto, e si chinò a guardarla spaurita....
- Roberta, - disse, - ti sentì male?
- No, - rispose la giovanetta, - ma sono stanca: ho bisogno di riposare; lasciami sola....
- Che paura mi hai fatto, bambina! Perchè mi hai detto tante cose tristi? Hai voluto punirmi?
Emilia stava in piedi accanto al letto. Roberta, aggomitolata nella camicia azzurra, fissando
gli occhi in alto, coi capelli sparsi sull'origliere ascoltava giunger di fuori il ritmo quadruplice d'un
treno, il quale passava soffiando nella tenebra dei campi, lungo la tenebra del mare.
- Bisogna resistere alle cattive idee, - continuò Emilia; - ho parlato di te l'altro giorno al
signor Lascaris: e anch'egli mi ha detto che tu sei guarita.... Guarita, capisci?
- Oh, il signor Lascaris dirà tutto quanto vorrai, - osservò Roberta con un riso stridulo. - Il
signor Lascaris non sarà mai sincero con te, ed io non credo a lui, come non credo agli altri....
Guarda, - aggiunse, facendo uno sforzo per tornare a sedersi sul letto e rimboccando una manica
della camicia, - guarda come sono ridotta, come sono divorata dal male.... Ti paion queste le
braccia, il petto d'una ragazza di diciannove anni?... Non vedi quante macchie? Fin che queste
macchie non spariscano, io sarò malata, avrò la morte qui dentro, - e si toccava il seno con le mani
febbrili. - Il signor Lascaris, il dottor Noli, tutti possono ben parlare: nessuno oserebbe dire a me o
a te, ch'io debbo morir presto....
Si raccolse per seguire a testa bassa l'eco della frase spietata, che le risonò nell'animo quasi
non l'avesse pronunziata ella medesima.
La luce gialla della candela le stendeva sul volto una maschera cerea, in cui gli occhi vitrei
diventavano traslucidi e i capelli biondi si snaturavano in un pallidissimo color d'ambra; la camicia
cilestrina così mite e ridente sopra un corpo rigoglioso, era sinistra su quel corpo magro, pareva un
drappo ilare avvoltolato per ischerno intorno a un rigido fantoccio.
Emilia s'era collocata di fianco sul letto, a viso a viso con la sorella, e la guardava inquieta.