lo aspettava e sapeva che sarebbe tornato.
“Sai, sai...”
Ella cercava di parlare ancora; il soffio della sua bocca gli correva intorno al collo come un laccio.
Egli le rimise la mano sulla bocca ed ella con la sua ve la premette forte. Stettero così, in silenzio, in
attesa: poi egli si riprese, tentò di ritornare padrone della sua sorte. Sì, era tornato, ma non più quale
lei lo aspettava. E continuava a guardarle i capelli dorati, ma come una cosa lontana, come il
tremolìo fulgido del mare dal quale era scampato.
“Adesso sei contenta”, mormorò; “sono qui, sono tornato e sono tuo per la vita. Ma tu devi essere
calma; mi hai fatto tanta paura. Non devi agitarti, non devi per nulla interrompere la linea della tua
vita. Io non ti darò più nessun dolore, ma tu devi promettermi di essere calma, buona, così come
adesso.”
Sentì le mani di lei tremare, agitarsi fra le sue: capì che ella già ricominciava a ribellarsi; gliele
strinse forte; così avrebbe voluto tenerle ferma prigioniera l'anima.
“Buona, Agnese! Ascoltami: tu non saprai mai quello che io ho sofferto, oggi; ma era necessario.
Mi sono tolto di dosso tanta scorza impura, mi sono scorticato a sangue; adesso sono qui, tuo, sì,
come Dio vuole che io sia tuo, tutto anima.”
“Vedi”, riprese lentamente, stentatamente, come scavando le parole dal suo più profondo interno, e
porgendogliele: “ho l'impressione che ci siamo amati da anni ed anni; che tutto abbiamo goduto e
sofferto l'uno per l'altro, fino all'odio, fino alla morte. E tutte le tempeste del mare, tutta la sua
implacabile vita è dentro di noi. Ci sbattiamo e sbattiamo e siamo sempre dentro di noi. Agnese,
anima mia, che cosa vuoi da me più di quello che posso darti: l'anima mia?”.
D'un tratto tacque. Sentì ch'ella non capiva. Non poteva capire. E la vedeva sempre più distaccata
da lui, come la vita dalla morte: ma appunto per questo sentiva di amarla ancora, anzi sempre più,
come la vita chi muore.
Piano ella sollevò la testa, e cercò con gli occhi ridivenuti ostili gli occhi di lui.
“Tu pure ascoltami”, disse, “non ingannarmi più. Dobbiamo o no andar via, come ieri notte s'era
combinato? Così non si può vivere, qui, in questo modo. Lo so.”
“Lo so!”, riprese, irritandosi, dopo un momento di penoso silenzio. “Se si ha da vivere assieme
partiamo subito, stanotte stessa. Ho i denari, lo sai: li ho, sono miei. E tua madre, e i miei fratelli, e
tutti ci scuseranno, dopo, quando vedranno che noi abbiamo voluto vivere nella verità. Così no,
certo, così non si può vivere più.”
“Agnese!”
“Rispondimi subito; ebbene, lascia stare le altre parole.”
“Io non posso fuggire con te.”
“Ah, e allora perché sei tornato? Lasciami, vattene. Lasciami!”
Egli non la lasciava, La sentiva fremere tutta; aveva paura di lei; e poiché la vide piegarsi sulle
loro mani unite ebbe l'impressione che volesse morderlo.
“Vattene, vattene”, ella insisteva: “non sono io che ti ho mandato a chiamare. Giacché bisogna
essere forti, perché sei tornato? perché mi hai baciata ancora? Ah, se tu credi di poterti prendere
gioco di me ti sbagli; se tu credi di poter venire qui la notte, e di giorno scrivermi lettere umilianti, ti
sbagli. Come sei tornato stanotte, tornerai domani notte e poi ogni notte ancora. E finirai col farmi
impazzire. Ma io non voglio, no, non voglio! Bisogna essere puri e forti, dici tu”, riprese ancora,
mentre il viso invecchiato e tragico le si sbiancava mortalmente; “ma lo dici solo adesso. Mi fai
orrore. Vattene lontano, sai, questa notte stessa. Ch'io domani mi svegli e non abbia più il terrore di
aspettarti e di essere umiliata così.”
“Dio, Dio!”, egli gemette, piegandosi sopra di lei. Ma ella lo respingeva, oramai.
“Credi di parlare con una bambina? Sono vecchia; mi hai fatto invecchiare tu, in poche ore. La
linea dritta della vita! Ah, sarebbe quella di continuare la tresca così, di nascosto, vero? Di trovarmi
uno sposo, io; di far celebrare le mie nozze da te... e continuare a vederci, e ingannare tutti per tutta
la vita? Va, va, tu non mi conosci, se credi questo. Tu ieri notte dicevi: "sì, andiamo via; io lavorerò,
saremo sposi" . Hai detto questo? Lo hai detto? E questa notte invece vieni a parlarmi di Dio e di
sacrifizio. E allora sia finita. Lasciamoci; ma tu, ripeto, devi andar via dal paese questa notte stessa.
Io non voglio vederti più. Se tu domani mattina celebri ancora la Messa nella nostra chiesa io vengo,
e dall'altare dico al popolo: questo è il vostro santo, che di giorno opera i miracoli e la notte va dalle