una ripa profondissima, e di qua e di là sassi ispezzati e ischeggiosi e iscogli disuguali ch'uscivano
fuori de' sassi; di che infra questa ripa era pauroso aspetto a riguardare. E l'Agnolo che menava
questo frate sì lo sospinse e gittollo giù per quella ripa; il quale trabalzando e percotendo di scoglio
in iscoglio e di sasso in sasso, alla perfine giunse al fondo di questa ripa, tutto smembrato e
minuzzato, secondo che a lui parea. E giacendosi così male acconcio in terra, dicea colui che 'l
menava: “Lieva su, che ti conviene fare ancora grande viaggio”. Rispuose il frate: “Tu mi pari molto
indiscreto e crudele uomo, che mi vedi per morire della caduta, che m'ha così ispezzato, e dimmi;
lieva su!”. E l'Agnolo s'accosta a lui e toccandolo gli salda perfettamente tutti li membri e sanalo. E
poi gli mostra una grande pianura di pietre aguzzate e taglienti, e di spine e di triboli, e dicegli che
per tutto questo piano gli conviene correre e passare a piedi ignudi infino che giunga al fine, nel
quale e' vedea una fornace ardente nella quale gli convenia entrare.
E avendo il frate passato tutta la pianura con grande angoscia e pena, e l'Agnolo gli dice:
“Entra in questa fornace, però che così ti conviene fare”. Risponde costui: “Oime, quanto sei
crudele guidatore, che mi vedi esser presso che morto per questa angosciosa pianura, e ora per
riposo mi di' che io entri in questa fornace ardente”. E ragguardando costui, vide intorno alla
fornace molti demoni con le forche di ferro in mano, con le quali costui, perché indugiava d'entrare,
sospinsono dentro subitamente. Entrato che fu nella fornace, ragguarda e vide uno ch'era stato suo
compare, il quale ardeva tutto quanto. E costui il domanda: “O compare sventurato, e come venisti
tu qua?”. Ed egli risponde: “Va' un poco più innanzi e troverai la moglie mia, tua comare, la quale ti
dirà la cagione della nostra dannazione”. Andando il frate più oltre, eccoti apparire la detta comare
tutta affocata, rinchiusa in una misura di grano tutta di fuoco; ed egli la domanda: “O comare
isventurata e misera, perché venisti tu in così crudele tormento”. Ed ella rispuose: “Imperò che al
tempo della grande fame, la quale santo Francesco predisse dinanzi, il marito mio e io falsavamo il
grano e la biada che noi vendevamo nella misura, e però io ardo stretta in questa misura”.
E dette queste parole, l'Agnolo che menava il frate sì lo sospinse fuore della fornace, e poi
gli disse: “Apparecchiati a fare uno orribile viaggio, il quale tu hai a passare”. E costui
rammaricandosi dicea: “O durissimo conduttore, il quale non m'hai nessuna compassione, tu vedi
ch'io sono quasi tutto arso in questa fornace, e anche mi vuoi menare in viaggio pericoloso e
orribile?”. E allora l'Agnolo il toccò, e fecelo sano e forte; poi il menò ad uno ponte, il quale non si
potea passare sanza grande pericolo, imperò ch'egli era molto sottile e stretto e molto isdrucciolente
e sanza sponde d'allato, e di sotto passava un fiume terribile, pieno di serpenti e di dragoni e di
scarpioni, e gittava uno grandissimo puzzo. E dissegli l'Agnolo: “Passa questo ponte, e al tutto te lo
conviene passare” Risponde costui: “E come lo potrò io passare, ch'io non caggia in quello
pericoloso fiume?”. Dice l'Agnolo: “Vieni dopo me e poni il tuo piè dove tu vedrai ch'io porrò il
mio, e così passerai bene” Passa questo frate dietro all'Agnolo, come gli avea insegnato, tanto che
giunge a mezzo il ponte; ed essendo così in sul mezzo l'Agnolo si volò via e, partendosi da lui, se ne
andò in su uno monte altissimo di là assai dal ponte. E costui considera bene il luogo dov'era volato
l'Agnolo, ma rimanendo egli sanza guidatore e riguardando in giù vedea quegli animali tanto
terribili istare con li capi fuori dell'acqua e con le bocche aperte, apparecchiati a divorarlo s'e'
eadesse; ed era in tanto tremore, che per nessuno modo non sapea che si fare né che si dire, però che
non potea tornare addietro né andare innanzi.
Onde veggendosi in tanta tribolazione e che non avea altro refugio che solo in Dio, sì si
inchinò e abbracciò il ponte e con tutto il cuore e con lagrime si raccomanda a Dio, che per la sua
santissima misericordia il dovesse soccorrere. E fatta l'orazione, gli parve cominciare a mettere ale;
di che egli con grande allegrezza aspettava ch'elle crescessono per potere volare di là dal ponte
dov'era volato l'Agnolo. Ma dopo alcuno tempo, per la grande voglia ch'egli avea di passare questo
ponte, si mise a volare; e perché l'alie non gli erano tanto cresciute, egli cadde in sul ponte e le
penne gli caddono: di che costui da capo abbraccia il ponte e come prima raccomandasi a Dio. E
fatta l'orazione, e anche gli parve di mettere ale; ma come in prima non aspettò ch'elle crescessono
perfettamente, onde mettendosi a volare innanzi tempo, ricadde dal capo in sul ponte, e le penne gli
caddono. Per la qual cosa, veggendo che per la fretta ch'egli avea di volare innanzi al tempo cadeva,
così incominciò a dire fra se medesimo: “Per certo che se io metto alie la terza volta, ch'io aspetterò
tanto ch'elle saranno sì grandi ch'io potrò volare senza ricadere”. E stando in questi pensieri, ed egli
Si vide la terza volta mettere ali; e aspetta grande tempo, tanto ch'ell'erano bene grandi; e pareali,