esploratori che moveva contr'essi in gran forze e con esercito numeroso, tutti ne furono non a torto
spaventati e si diedero attorno accuratamente per mettersi ciascuno in dovere e stato di resistere ai
suoi assalti e difendere la città. Gli uni traevano dai campi alle fortezze mobili, bestiame, grano, vino,
frutta, vettovaglie, e le munizioni necessarie. Gli altri fortificavano mura, costruivano bastioni,
squadravano rivellini, scavavano fossati, nettavano le contromine, gabbionavano ripari, spianavano
piattaforme, vuotavano casematte, imbottivano false brache, erigevano cavalieri, riparavano
controscarpe, intonacavano cortine, sporgevano monachette, puntellavano parapetti, inchiavavano
barbacani, rinforzavano petriere, rimettevano erpici, saracinesche e cataratte, ponevano sentinelle,
mandavano fuori pattuglie in ricognizione. Ciascuno stava all'erta, ciascuno portava la gerla.
Gli uni forbivano corsaletti, lucidavano corazze, ripulivano bardature, frontali, cotte, brigantine,
celate, baviere, cappelline, bipenni, elmi, morioni, maglie, cotte, bracciali, cosciali, ascellette,
gorgerine, gambali, pettorali laminati, usberghi, palvesi, scudi, calzari, gambiere, solerette, sproni. Gli
altri apprestavano archi, fionde, balestre, proiettili, catapulte, falariche, granate, recipienti, cerchi e
lanciafuochi, baliste, scorpioni, e altre macchine belliche per respingere e distruggere le torri
d'assedio; aguzzavano ronche, picche, rampiconi, alabarde, ramponi, lancie e zagaglie, forconi ferrati,
partigiane, clave, azze, dardi, dardelli, giavelline, giavellotti, spiedi; affilavano scimitarre, spadoni,
pafurti, spade, verdunesi, stocchi, pistole, aste, daghe, mendozine, pugnali, coltelli, lame, verrettoni.
Tutti esercitavano i membri, ciascuno srugginiva il suo brando. Non v'era donna per quanto ritrosa o
vecchia che non sfregasse il suo arnese, poiché, come sapete, le antiche Corinzie erano coraggiose nei
combattimenti.
Diogene, vedendo tutto quel fervido trambusto e non essendo adibito dai magistrati a nessuna
occupazione, contemplò per qualche giorno il lavoro degli altri senza dir parola, poi, come eccitato da
spirito marziale, cinse a tracolla il suo pallio, rimboccò le maniche fino ai gomiti, s'acconciò come un
coglitore di pomi, affidò a un vecchio amico la sua bisaccia, i suoi libri, e i suoi opistografi, preparò,
fuor di città, dalla parte del Cranico (collina e promontorio presso Corinto) una bella spianata, vi
rotolò la botte fittile che gli serviva di casa contro le ingiurie del cielo, e lì con gran veemenza
d'animo, dimenando le braccia la girava, voltava, imbrogliava, insudiciava, rizzava, riversava,
rovesciava, stuoiava, grattava, accarezzava, barattava, batteva, buttava, tarabiscolava, capitombolava,
tripudiava, bagnava, picchiava, timpanava, ristoppava, distoppava, disturbava, immagliava,
intrugliava, batteva, scoteva, spingeva, tempestava, scrollava, agitava, levava, lavava, inchiavava,
intravava, braccava, imbroccava, bloccava, squassava, tartassava, fricassava, affettava, affustava,
batuffolava, inchiodava, adescava, incatramava, fasciava, tastava, baloccava, impilaccherava,
atterrava, stagliuzzava, piallonava, scialuppava, incantava, armava, manharava, bardava,
impennacchiava, gualdrappava, la ruzzolava da monte a valle e la precipitava giù pel Cranico; poi la
risospingeva da valle a monte come Sisifo col suo macigno, talché poco mancò non la sfondasse. Ciò
vedendo uno de' suoi amici gli domandò per qual ragione, e corpo, e anima, e botte così tormentasse.
Il filosofo gli rispose che non avendolo la repubblica occupato a nessun officio, egli a quel modo la
sua botte tempestava per non esser visto solo inattivo e ozioso in mezzo a quel popolo tutto fervido e
operoso.
Così io, pur essendo senza timore, non sono tuttavia senza rammarico vedendo che non mi si tiene in
alcun conto e considerando che in tutto questo nobile reame di Francia di qua e di là dai monti
ciascuno oggi si tiene in esercizio e lavora chi a fortificare la patria, e difenderla, chi a respingere i
nemici e offenderli e tutto con sì bella concordia e sì mirabile ordine, a profitto così evidente
dell'avvenire, (poiché la Francia avrà d'ora innanzi, sì superbi confini e i Francesi così sicura
tranquillità) che per poco non accedo all'opinione del buon Eraclito il quale affermava la guerra
generare ogni bene; e credo che la guerra sia chiamata in latino bellum non già per antifrasi come
hanno creduto certi rabberciatori di vecchie ferraglie latine, che nella guerra quasi bellezza non
vedono, ma assolutamente e semplicemente per la ragione che in guerra appare ogni specie di bene e
di bello e scompare ogni sorta di male e di brutto. Tanto è vero che il saggio e pacifico re Salomone
non ha meglio saputo rappresentarci la indicibile perfezione della sapienza divina se non
comparandola all'ordinamento di un esercito in campo.
Non essendo stato dunque iscritto e schierato coi nostri della parte offensiva, i quali m'hanno stimato
troppo debole e impotente, e non essendo stato nullamente utilizzato per l'opera difensiva sia pure
portando gerla, sgombrando mota, curvando ruota, e rompendo piota, ciò m'era tutt'uno, ho reputato