innanzi al di lui simulacro; e n'ebbe in risposta:
Con voi del Ciel si placherà lo sdegno,
Quando noto a se stesso
Fia l'innocente usurpator d'un regno.
Non potè il re comprenderne l'oscuro senso, ed aspettando che il tempo lo rendesse più chiaro, si
dispose a compire intanto l'annuo sagrifizio, facendo estrarre a sorte dall'urna il nome della sventurata
vergine che doveva essere la vittima. Matusio, uno de' grandi del regno, pretese che Dircea, di cui
credevasi padre, non corresse la sorte delle altre, producendo per ragione l'esempio del re medesimo,
che, per non esporre le proprie figlie, le teneva lontane di Tracia. Irritato Demofoonte dalla
temerarietà di Matusio, ordina barbaramente che, senz'attendere il voto della fortuna, sia tratta al
sagrifizio l'innocente Dircea.
Era questa già moglie di Timante, creduto figlio ed erede di Demofoonte; ma occultavano con gran
cura i consorti il loro pericoloso imeneo, per un'antica legge di quel regno, che condannava a morire
qualunque suddita divenisse sposa del real successore. Demofoonte, a cui erano affatto ignote le
segrete nozze di Timante con Dircea, avea destinato a lui per isposa la principessa Creusa,
impegnando solennemente la propria fede col re di Frigia, padre di lei. Ed in esecuzione di sue
promesse inviò il giovane Cherinto, altro suo figliuolo, a prendere e condurre in Tracia la sposa,
richiamando intanto dal campo Timante, che, di nulla informato volò sollecitamente alla reggia.
Giuntovi, e compreso il pericoloso stato di sé e della sua Dircea, volle scusarsi e difenderla: ma le
scuse appunto, le preghiere, le smanie e le violenze alle quali trascorse, scopersero al sagace re il loro
nascosto imeneo. Timante, come colpevole di aver disubbidito il comando paterno nel ricusar le
nozze di Creusa e d'essersi opposto con l'armi a' decreti reali; Dircea, come rea di aver contravvenuto
alla legge del regno nello sposarsi a Timante, son condannati a morire. Sul punto d'eseguirsi
l'inumana sentenza, risentì il feroce Demofoonte i moti della paterna pietà, che, secondata dalle
preghiere di molti, gli svelsero dalle labbra il perdono. Fu avvertito Timante di così felice
cambiamento; ma, in mezzo a' trasporti della sua improvvisa allegrezza, è sorpreso da chi gli scopre
con indubitate prove che Dircea è figlia di Demofoonte. Ed ecco che l'infelice, sollevato appena
dall'oppressione delle passate avversità, precipita più miseramente che mai in un abisso di confusione
e d'orrore, considerandosi marito della propria germana. Pareva ormai inevitabile la sua disperazione,
quando, per inaspettata via, meglio informato della sua condizione, ritrova non esser egli il successore
della corona, né il figlio di Demofoonte, ma bensì di Matusio. Tutto cambia d'aspetto. Libero Timante
dal concepito orrore, abbraccia la sua consorte: trovando Demofoonte in Cherinto il vero suo erede,
adempie le sue promesse destinandolo, sposo alla principessa Creusa; e, scoperto in Timante
quell'innocente usurpatore, di cui l'oracolo oscuramente parlava, resta disciolto anche il regno
dall'obbligo funesto dell'annuo crudel sagrifizio.
(HYGIN., ex Philarch., lib. II.)
INTERLOCUTORI
DEMOFOONTE re di Tracia.
DIRCEA segreta moglie di Timante.
CREUSA principessa di Frigia, destinata sposa di Timante.
TIMANTE creduto principe ereditario e figlio di Demofoonte.
CHERINTO figlio di Demofoonte, amante di Creusa.
MATUSIO creduto padre di Dircea.
ADRASTO capitano delle guardie reali.
OLINTO fanciullo, figlio di Timante.
Il luogo della scena è la reggia di Demofoonte nella Cheroneso di Tracia.
ATTO PRIMO