ambitiosi, che si sia quello del guadagno generale a tutti; e sono ben spesso congionti. Non muove il
grado e la decenza vera ch'apporta per sé stesso, indelebile, il sapere, ma quello che da' potenti vien
distribuito; né suole più largamente esser dato in premio a' letterati, di quello che si faccia, il denaro
e facoltà; e si vede che più tosto appresso molti potenti le scienze, nel conseguirne cariche e gradi,
sono di non poco ostacolo che d'aiuto o merito alcuno; anzi par che diminuischino la stima de'
personaggi ne' quali sono; poiché sinistramente si giudica, e massime delle speculative, che,
occupando e tirando a sé tutto l'huomo, lo rendono inetto alli negotii. Similmente delle attive e
pratiche, se sono in eccellenza, non potendo questa esser senza contemplation grande; et indi, in
vece d'honorate lodi, sentono ben spesso titoli di melancolici, astratti ed anco stolidi, e volentier
suol essere burlata et interpretata in mala parte una conditione, ancorché dignissima, da chi n'è
privo, e difficilmente vien premiato et honorato chi è molto dissimile da quello che deve premiarlo.
L'eminenza nel sapere, come più sublime, è anco sospetta alli eminenti di fortuna: la facoltà grande
che porgono le scienze suol similmente esser poco grata a chi per altra via si trova il potere, e puol
veramente sì degno instrumento divenir odioso mentre si dubiti sia maneggiato da cattiva voluntà;
né tanto suol amarsi il bene, che non si tema più il male, per le quali cagioni mentre l'humana
ambitione vede i letterati e ritirati e bassi, smorzato o almeno raffreddato subito il desiderio di simil
conditioni, pensa a quelle vie che possino et inalzare et ornarla della bramata superiorità.
Né solo per questi fini, alli quali per lo più si corre per ogni via, per ogni mezzo, ma anco per
l'ordinarie brighe e faccende, che o per sé o per gl'amici e congionti occorrono, suol facilmente
l'uomo impiegarsi in molti negotii et occuparvisi di modo che, pian piano, distratto da secondar il
nativo desiderio, ne resti poi alienato in tutto, et in ogni altra opra involto et impicciato. Il tempo è
breve e riescono lunghe l'attioni, presto ci vien rapita la giornata e presto da sé stessa ci fugge, e
nello stesso pensare d'acquistarla veniamo a perderla; se il commodo proprio, se l'amico, se il
compimento ci trattiene, quella se ne va. O quanto più facilmente, e quante, ce ne tolgono i negotii
che tanti, e di tante sorti, o cercati o accettati da noi, ne occorrono! O com'in essi abusiamo la
ragione, e con quanta sottigliezza e diligenza! Se per mangiare, bere, vestire, habitare, dominare e
simili fini ce ne serviamo, o che importuno, o che disdicevole abuso! Questi tutti, che ad altro non
mirano che ad un commodo e gustoso corso di vita, con li bruti communemente conseguiamo, quali
senza alcun uso di ragione tutti questi e procurano et ottengono; e pur non restiamo di abassare a tal
concorrenza i nostri pensieri et avvilire in tali abusi il dono della ragione, abbandonatone il proprio
uso e la naturale inclinatione, e abbracciamo così più facilmente ogn'altro esercitio che il nostro,
mentre l'occasioni, le compagnie, il commodo e gusto proprio più propinquamente ci muovono e
con maggior efficacia.
Sono molti che, per nativo temperamento di complessione o per varia dispositione de' corporei
strumenti, nascono meno atti a secondar questo affetto, o pur in esso tepidi. È questo difetto di
natura, ma è difetto anco tal volta di volontà in quanto potrebbono aiutarsi. A' mancamenti della
sanità, dell'ingegno, della memoria non mancano remedi; è però molto più facile e solito il
trascurarli, e tanto quanto è difficile il repugnar alla constitution naturale. È perciò minor meraviglia
se questi tali, che non sono pochi, non sorgono a' gradi del sapere, e devono esserne meno incolpati,
mentre maggior aiuto, tempo e fatiga li è di bisogno che agl'altri, et in sé stessi ne hanno molto più
debole appetito.
Alle cagioni dette, che sono totalmente per parte e colpa nostra, aggiongiamo hora quelle che
dalle stesse conditioni della dottrina, e modi di essa, provengono, e par che nel picciol numero de'
dotti ne scusino alquanto. Che habbia in sé l'acquisto delle scienze, parimente con tutte l'altre grandi
e lodevoli imprese, difficultà grandissima, è pur troppo noto et evidente. Difficultà per la fatiga, per
il tempo e per l'assiduità, che esquisitamente vi si ricercano, e vogliono l'huomo tutto; di più per la
qualità e bisogni della vita nostra, che molte volte si contrapongono. È certo che nove guide sono
necessarie alli studiosi, secondo Ficino: tre celesti, Mercurio, Febo et Venere; tre dell'animo nostro,
voluntà stabile et ardente, acutezza d'ingegno, memoria tenace; tre in terra, prudente padre di
famiglia, buon maestro, buon medico; a molti tutte, a molti per la maggior parte si vedono mancare;
né possiamo ad arbitrio nostro venir d'altra provisti che della volontà stessa, nella quale per nostro
difetto, come di sopra, sogliamo errare.
Ricerca lo studio stesso i maestri che con la voce viva ci insegnino, ricerca i libri che più
pienamente tutte le materie discuoprano e ci communichino l'altrui contemplationi e fatighe; quelli