Ma è oramai tempo che il disegno della congiura venghiamo sponendo.
La famiglia de' Medici, come in molte cose, così pure nel ricever massimamente ospiti illustri, fu
mai sempre splendida e magnifica assai. Nessun chiaro personaggio pervenne mai in Firenze, o nel
territorio toscano, verso di cui non abbia quella casa usato ogni maniera di onore e di magnificenza.
Raffaele Riario adunque, nato della sorella del conte Girolamo, a caso cardinale, avea non molto
tempo prima preso alloggio nella villa suburbana di Iacopo, ove, è detto di sopra, ebbe luogo la
congiura. Da ciò tolgono i congiurati occasione all'infame delitto. A nome del cardinale fanno a' due
fratelli assapere che il ricevino a Fiesole, vicino loro feudo. Lorenzo ed io stesso ci riducemmo colà
insieme col fanciullo Pietro, figliuolo di lui. Giuliano, poichè trovavasi infermo, restò in casa: il che
nell'istesso dì, che abbiamo detto, attraversò il disegno. Gli mandano di nuovo avviso molto
familiarmente, che il cardinale avea desiderio d'intervenire al convito in Firenze; ed ivi voler gli
ornamenti del palagio, le vesti, i drappi, i gioielli, le argenterie, e tutte le preziose suppellettili
riguardare. Di nessuna frode sospettavano gli egregi giovani. Adornano la casa, metton fuori gli
ornamenti, dispiegano i drappi; le argenterie, gli stendardi, i bassirilievi pongono in mostra; cavan
fuori della guardaroba le gemme; il convito è parato molto magnificamente.
Ed ecco innanzi tempo una mano di congiurati van dimandando: Dov'è Lorenzo? dove Giuliano?
Rispondesi essere ambedue nel tempio di Santa Riparata: colà essi vanno. Il cardinale, com'è
l'usanza, ascende al seggio più alto del coro; e, in quel mezzo che la messa si celebra, l'Arcivescovo
con Iacopo Poggio, e con i due Iacopi Salviati, e con alcuni altri compagni, va nel Palagio per gettar
giù dalle mura i Priori di Firenze, ed occuparlo. Tutti gli altri rimangono nel tempio a compiere
l'assassinio. Giovambattista, destinato a dar la morte a Lorenzo, si era ricusato all'impresa. Avean
tolto questo carico Stefano ed Antonio da Volterra; gli altri avean di mira Giuliano. Come fu quivi
compiuta la comunione del sacerdote, dato il segnale, Bernardo Bandini, Francesco de' Pazzi, ed
altri de' congiurati, fatto un cerchio, circondano Giuliano. Il Bandini, capo di loro, cacciategli uno
stilo nel petto, trapassa il giovane da banda a banda. Quegli moribondo alquanti passi fuggire, ed
essi inseguirlo d'appresso; il giovane, essendogli già tutto il sangue e le forze mancate, cadde morto
per terra. In quella che a terra giaceva, Francesco con spessi e ripetuti colpi di pugnale il trafisse: in
tal guisa ammazzano il virtuoso giovane. Il servo che lo seguiva, si era in luogo riposto
vergognosamente rifuggito.
In queslo mezzo gli scelti sicarii assaltano ancora Lorenzo; e per il primo Antonio da Volterra
avventa la mano sinistra alla spalla di lui, e gl'indirizza il colpo nella gola. Quegli intrepidamente si
toglie il mantello, e l'avvolge alla mano diritta, trae tosto il pugnale dal fodero da un sol colpo è
ferito; e il riceve nel collo, nel mentre che ei si svincola. Incontanente egli da prode e coraggioso
uomo impugnato lo stilo si volge a' sicarii, ed ingegnosamente da loro si guarda, e si difende. Quelli
sbigottiti si mettono in fuga. Nè fuvvi altrimenti alcuno aiuto per parte di Andrea, e Lorenzo
Cavalcanti, tardi nel difender lui (de' quali per staffieri egli usava); il primo di essi è nel braccio
ferito, e l'altro scampa sano e salvo la vita.
Gli era un vedere il popolo che tumultuava, uomini, donne, sacerdoti, fanciulli, andar qua e là
fuggendo, dove menavali la fuga. Tutto era di fremito e di dolore ripieno: nessuna voce udivasi
nientemeno espressa: vi ebbero persino di quelli, che credettero rovinare il tempio. Bernardo
Bandini che ucciso avea Giuliano, non contento pure di questo, va per Lorenzo. Quegli
opportunamente si era con altri pochi nel sacrario del tempio rifuggito. Bernardo disavvedutamente
uccide Francesco Nori (prudente uomo, e soprastante alla mercatura della casa Medici) di un sol
colpo di spada, cacciatagli nel petto; il cui cadavere ancora spirante fu nel sacrario medesimo
portato, dove Lorenzo si era posto rinchiuso. Allora io, con taluni altri, la porta, che era di bronzo,
chiudemmo; in questa forma dal pericolo cessammo, che dal Bandini ne sovrastava.
In quello stante che noi guardiamo la porta, gli altri sbigottirsi al di dentro, ed essere per la ferita
di Lorenzo accuorati. Ivi Antonio Rodolfo, virtuoso giovane, figliuolo di Iacopo, succhiargli la
ferita. Lorenzo della sua salute nessun pensiero si dava; anzi continuamente dimandava: se Giuliano
era salvo. Non però di meno talune fiate tutto adirato minacciava insieme, e si querelava, che la sua
vita, da chi mano si dovea, veniva assaltata. Incontanente una moltitudine di giovani, fedeli alla casa
Medici, armati di pugnali innanzi la porta del tempio si affollano; e, dandosi a conoscere per amici
ed intrinsechi, gridano unanimemente: Esca, esca fuori Lorenzo, innanzi che la fazione nemica non
prenda vigore. Noi di dentro intimoriti eravamo dubbiosi, se questi eran nemici, od amici;