NICCOLÒ. Questo medesimo repetevo io testé fra me, grande essemplo a chi non lo crede. E questa
colpa io la ascrivo in molta parte a' padri loro, quali mentre che i minori suoi non ardiscono per età
recusare l'imperio paterno, sono innoffiziosi e negligenti verso e' figliuoli, né curano adestrarli a
qualche industria; vengono crescendo con troppa licenza, e credono che sempre li secondino le cose
prospere; in la copia e oppulenza usata errano, ultimo se ne pentono.
BATTISTA. O venga questo e ne' maggiori e ne' minori da tardezza e lentezza d'animo, che loro
pesi la fatica, o da imprudenza o da pravità, sì certo questo cessare e non curare e non adoperarsi
nelle cose degne, utili e necessarie, nuoce a' maggiori, nuoce a' minori, nuoce alla sua famiglia, e
spesso tutta la republica riceve da simili omini grandissimo detrimento. Agiugni che questa oziosità
e inerzia eccita ne' giovani molti altri detestabili vizi. Non patisce la natura che l'animo dell'omo stia
senza qualche affezione e movimento. Non hanno in casa né altrove in che essercitarsi con laude e
buona grazia; vacui dunque d'ogni bono pensiere, facile s'empieno di voglie vituperose, vanno
perscrutando e' detti e fatti altrui, solleciti investigano da' servi, da' noti, da' vicini la vita e costumi
d'altri, vogliono intendere ogni tuo domestico secreto, sanno ciò che tu dicesti otto anni fa
nell'orecchie a mogliata, ciò che tu sognerai posdomani. Niuno adulterio, niuno strupo si fa in tutta
la terra occulto a loro, tengonne conto, scorron divulgando i malefici altrui, godono essere
conosciuti dicaci, maledici, mordacissimi, trovono e giungonsi a' simili a sé; fassi principe, duttore
di tutta la caterva el più temerario, audace, insolente, prodigo, profuso; congregansi presso a costui,
dove chi è più lascivo, più garulo, più dissoluto, incontinente, insolente, inverecundo, atto a ogni
disonesta improbità e maleficio, costui fra loro è el più richiesto. Niuno atto, niuno detto, niuno
fatto se non impudentissimo piace loro. L'uscio aperto la notte; chi esce, chi entra ognora forse con
qualche furto. Aspettano la cena; bevazzando in cena si caricano di molta crapula, parole stolte, rise
inettissime, gesti immodestissimi. Dopo cena escono di casa ebbri di vino e di certo furore che arde
in loro a far qualche cosa scellerata e pazza; errano per la terra dispiacendo e iniuriando qualunque
e' possono; ritornano gloriandosi de' malefici loro, e ricenano la seconda volta e perseverano
bevendo perfin che 'l bollor del vino gli soppozza nel sonno. Le bruttezze e scellerataggine lor
comesse la notte ivi mi fastidirebbe raccontarle. Niuno di loro mai vide levare il sole; anzi perduto
in quel buio gran parte del dì, quando gli altri industriosi tornano a desinare, questa brigatella ancora
sonnefora oppressa dalla crapula d'iersera, voltolansi fra le piume tanto che sono stracchi di iacere,
lievansi, e mentre che e' si vestono, pur beono ed empionsi di golosità. Indi a poco divorano ciò che
loro sia posto in mensa con ingluvie pari a bracchi affamati. Non molto doppo a desinare ancora pur
beono; indi a poche ore merendano, anzi desinano un'altra volta e beono. Che maraviglia se costoro
bene inzuppati di mosto fanno e dicono come gli altri ebbri. Vedili adunque, secondo che questo
sarà prono ad ambizione ed elazione, questo altro a lascivia e levità, quell'altro a durezza e
malignità, ciascuno segue senza modo el vizio suo. Disputano di cose oscene o inettissime senza
intendere o pensare quel che si dica; niuno tace, tutti latrano a uno impeto e furore; danno risposte
alienissime; dicono parole villane; sentesi l'altercazione e convizio loro per tutta la vicinanza;
caggiono fra loro le contenzioni di cose vane, vili e abiettissime e massime amatorie. Quinci
temulenti, inconsiderati, precipitosi adoperano fra loro ogni decezione e perfidia, crescono le gare,
seguono e' discidi. Perturbagli la invidia se altri consegue, impazzano se non possono quel che
vorrebbono, diventano rattori, ottrettatori, calunniatori, insidiatori, perfidi, e fanno in sé abito d'ogni
corruttela. Obbrobrio della città, meritano essere portati in qualche insula deserta a ciò che tanta
peste non vizi gli altri. E qual di voi non vorrebbe ogni infortunio più tosto che essere simile a uno
di questi, in cui cape niun buon pensiere, pieni di perversità, cupidità sfrenata, audacia furiosa,
apparecchiata a ogni rapina e violenza? Vita bestiale! Non sequirò annotando alcuni altri vizi
pessimi, abominevoli, essecrabili, nati pur da questo voler poco affaticarsi e molto satollarsi: furto,
sacrilegio, latrocinio, lenocini, venefici, conducere con fraudolenza e tradimento persone a farli
perdere la roba, l'onore, la vita, vendere l'onestà sua e de' suoi. Simili vizi non posso stimare che
mai caggino in alcun ben nato e allevato in famiglia non al tutto abiettissima.
Ma sono alcuni altri errori comuni e quasi familiari alla gioventù, nati da certa voluttà pur degna
d'essere moderata, e sono errori per sé atti a perturbare la vita e quiete di chi non vi provedesse. De'
giovani le cure amatorie lasciànle adietro, quando essi ne portano più che dovuta gastigazione e
pentimento. Mai aresti sì capitale inimico a cui tu desiderassi maior tormento che così vederlo al
continuo afflitto e perturbato simile a chi ama. Misero te! Quelle cose per quali tutti gli altri