alcuna fatica di medico o aiuto di servidore, per le vie e per li loro colti e per le case, di dì e di notte
indifferentemente, non come uomini ma quasi come bestie morieno. Per la qual cosa essi, così nelli
loro costumi come i cittadini divenuti lascivi, di niuna lor cosa o faccenda curavano; anzi tutti, quasi
quel giorno nel quale si vedevano esser venuti la morte aspettassero, non d'aiutare i futuri frutti delle
bestie e delle terre e delle loro passate fatiche, ma di consumare quegli che si trovavano presenti si
sforzavano con ogni ingegno. Per che adivenne i buoi, gli asini, le pecore, le capre, i porci, i polli e i
cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle proprie case cacciati, per li campi (dove ancora le
biade abbandonate erano, senza essere, non che raccolte ma pur segate) come meglio piaceva loro se
n'andavano. E molti, quasi come razionali, poi che pasciuti erano bene il giorno, la notte alle lor
case senza alcuno correggimento di pastore si tornavano satolli.
Che più si può dire (lasciando stare il contado e alla città ritornando) se non che tanta e tal fu la
crudeltà del cielo, e forse in parte quella degli uomini, che infra 'l marzo e il prossimo luglio
vegnente, tra per la forza della pestifera infermità e per l'esser molti infermi mal serviti o
abbandonati né lor bisogni per la paura ch'aveono i sani, oltre a centomilia creature umane si crede
per certo dentro alle mura della città di Firenze essere stati di vita tolti, che forse, anzi l'accidente
mortifero, non si saria estimato tanti avervene dentro avuti? 0 quanti gran palagi, quante belle case,
quanti nobili abituri per adietro di famiglie pieni, di signori e di donne, infino al menomo fante
rimaser voti! O quante memorabili schiatte, quante ampissime eredità, quante famose ricchezze si
videro senza successor debito rimanere! Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti
leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galieno, Ipocrate o Esculapio avrieno giudicati
sanissimi, la mattina desinarono co' lor parenti, compagni e amici, che poi la sera vegnente appresso
nell'altro mondo cenaron con li lor passati!
A me medesimo incresce andarmi tanto tra tante miserie ravolgendol: per che, volendo omai
lasciare star quella parte di quelle che io acconciamente posso schifare, dico che, stando in questi
termini la nostra città, d'abitatori quasi vota, addivenne, sì come io poi da persona degna di fede
sentii, che nella venerabile chiesa di Santa Maria Novella, un martedì mattina, non essendovi quasi
alcuna altra persona, uditi li divini ufici in abito lugubre quale a sì fatta stagione si richiedea, si
ritrovarono sette giovani donne tutte l'una all'altra o per amistà o per vicinanza o per parentado
congiunte, delle quali niuna il venti e ottesimo anno passato avea né era minor di diciotto, savia
ciascuna e di sangue nobile e bella di forma e ornata di costumi e di leggiadra onestà. Li nomi delle
quali io in propria forma racconterei, se giusta cagione da dirlo non mi togliesse, la quale è questa:
che io non voglio che per le raccontate cose da loro, che seguono, e per l'ascoltare nel tempo
avvenire alcuna di loro possa prender vergogna, essendo oggi alquanto ristrette le leggi al piacere
che allora, per le cagioni di sopra mostrate, erano non che alla loro età ma a troppo più matura
larghissime; né ancora dar materia agl'invidiosi, presti a mordere"' ogni laudevole vita, di diminuire
in niuno atto l'onestà delle valorose donne con isconci parlari. E però, acciò che quello che ciascuna
dicesse senza confusione si possa comprendere appresso, per nomi alle qualità di ciascuna
convenienti o in tutto o in parte intendo di nominarle: delle quali la prima, e quella che di più età
era, Pampinea chiameremo e al seconda Fiammetta, Filomena la terza e la quarta Emilia, e appresso
Lauretta diremo alla quinta e alla sesta Neifile, e l'ultima Elissa non senza cagion nomeremo.
Le quali, non già da alcuno proponimento tirate ma per caso in una delle parti della chiesa
adunatesi, quasi in cerchio a seder postesi, dopo più sospiri lasciato stare il dir de' paternostri, seco
delle qualità del tempo molte e varie cose cominciarono a ragionare.
E dopo alcuno spazio, tacendo l'altre, così Pampinea cominciò a parlare: - Donne mie care, voi
potete, così come io, molte volte avere udito che a niuna persona fa ingiuria chi onestamente usa la
sua ragione. Natural ragione è, di ciascuno che ci nasce, la sua vita quanto può aiutare e conservare
e difendere: e concedesi questo tanto, che alcuna volta è già addivenuto che, per guardar quella,
senza colpa alcuna si sono uccisi degli uomini. E se questo concedono le leggi, nelle sollecitudini
delle quali è il ben vivere d'ogni mortale, quanto maggiormente, senza offesa d'alcuno, è a noi e a
qualunque altro onesto alla conservazione della nostra vita prendere quegli rimedii che noi